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Ad ogni 8 marzo, nella Giornata internazionale della donna si impone la riflessione su quale sia lo stato dell’arte nell’attuazione concreta delle politiche per colmare il gender gap soprattutto nella normativa che ha impatto sul diritto del lavoro. Inutile dire che l’obiettivo è ancora lontano, ma in questo articolo facciamo il punto sui progressi fatti e su quelli ancora da fare per il raggiungimento di questo traguardo fondamentale per l’equità dei diritti.

Anche se la parità di genere è il quinto degli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu, non è stata ancora raggiunta da nessuno degli stati membri dell’Unione Europea. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha presentato lo scorso gennaio la Relazione sul Bilancio di genere, riferita all’anno 2020 in Senato. 

Secondo questa analisi, ci si trova davanti a «un vero e proprio ‘fallimento redistributivo’ del tempo di lavoro e di cura tra uomini e donne a seguito dello shock pandemico», così si è espressa la sottosegretaria al MEF.

Per far fronte a queste disuguaglianze, si riparte dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR), nel quale sono previste diverse misure atte all’appianamento del gender gap

L’Italia è da tempo impegnata ad assumere iniziative di sostegno, in particolare del lavoro femminile, tra le varie iniziative:

  • la certificazione della parità di genere;
  • il sostegno all’occupazione femminile e legge di Bilancio 2022;
  • l’assegno unico per i figli.

Queste iniziative mirano a raggiungere la equità retributiva tra i generi e le pari opportunità tra uomo e donna, specialmente nel contesto lavorativo.

La volontà di colmare il gender gap è stata ribadita anche nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che ha posto l’obiettivo di raggiungere un incremento del 5% nella classifica dell’Indice sull’uguaglianza di genere elaborato dall’omonimo Istituto europeo (EIGE), in cui l’Italia è ora classificata al quattordicesimo posto tra i Paesi UE.

Alcuni strumenti normativi attuati con la legge di Bilancio 2022 e la legge n. 162/2021 rappresentano passaggi significativi per raggiungere questo scopo.

 

Certificazione della parità di genere 

Con la legge n. 162/2021 è stato istituito il sistema di certificazione della parità di genere. Verrà rilasciata a tutte le aziende che dimostreranno l’effettività delle proprie politiche in seguito a una valutazione. 

La certificazione porterà diversi vantaggi sia per le aziende private che per i lavoratori. Tra questi, un miglior punteggio nelle graduatorie degli appalti, un esonero parziale del versamento dei contributi previdenziali e una parificazione dei diritti dei lavoratori

Alcuni dettagli per l’attivazione rimangono ancora da definire (come la modalità di attuazione e parametri minimi necessari per ottenere la certificazione), ma stando alle previsioni del PNRR, l’attivazione del sistema di certificazione nel suo complesso dovrebbe avvenire nel secondo quadrimestre del 2022.

 

Sostegno all’occupazione femminile e legge di Bilancio 2022

Il Fondo per il sostegno della parità salariale di genere, già istituito presso il Ministero del Lavoro con la legge di Bilancio 2021, è stato rifinanziato con un incremento di 50 milioni di euro. 

La dotazione economica del Fondo ne amplia le finalità e sostiene la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e definisce le procedure di acquisizione di una certificazione di parità di genere da parte delle imprese.

La Legge di Bilancio ha infatti istituito il “Fondo per le attivitàdi formazione propedeutiche all’ottenimento della certificazione di parità di genere”, con una dotazione di 3 milioni di euro. Il sostegno del Fondo alle imprese consiste anche di provvedimenti che alleggeriscono i costi da un punto di vista contributivo e dispone, tra gli altri, anche due particolari esoneri:

  • il primo, del 100%, in caso di assunzioni di donne lavoratrici effettuate nel biennio 2021-2022;
  • il secondo, in via sperimentale per il 2022, in favore delle lavoratrici madri dipendenti del settore privato (nella misura del 50%), a decorrere dalla data del rientro al lavoro dopo la fruizione del congedo obbligatorio di maternità.

 

Assegno unico per i figli

Un’ulteriore risorsa utile per raggiungere la parità di genere è data ancora dall’assegno unico per i figli. 

La misura è stata inserita all’interno del Family Act, verrà erogata dal marzo 2022 e sostituirà l’assegno per il nucleo familiare. 

Il calcolo della somma erogata si baserà sul reddito Isee e dovrebbe rappresentare, prima di tutto, un sostegno alla natalità. 

Sull’efficacia effettiva della misura nei confronti dell’occupazione femminile, soprattutto per quanto riguarda le giovani donne con istruzione medio bassa, gli osservatori temono l’effetto scoraggiamento, in assenza di altre politiche di sostegno soprattutto dell’occupazione. 

Sarà importate monitorare questi effetti perché in questa fascia della popolazione femminile si concentra nel nostro paese il divario occupazionale con gli altri Paesi europei.

 

Ci siamo occupati di parità di genere sul luogo di lavoro e numerosi articoli del blog sono dedicati a pronunce giurisprudenziali in tema di discriminazione e di genitorialità.

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