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Agente o consulente? Tribunale e Corte d’Appello giudicano diversamente

Corte d’Appello di Milano

Un lavoratore ha agito in giudizio per ottenere il risarcimento per risoluzione anticipata del contratto ritenuto di agenzia. Detto contratto prevedeva la «collaborazione per le attività di vendita dei vini nel canale GDO»; un compenso provigionale e fisso e una «zona» (Italia) senza obbligo di esclusiva per il prestatore.
Secondo il Tribunale, l’attività richiesta non era limitata alla consulenza per l’inserimento dei prodotti nel canale GDO ma comprendeva la promozione della vendita. Il Tribunale ha qualificato il contratto come agenzia condannando la committente al pagamento dell’indennità sostitutiva di preavviso prevista per legge (circa 20.000 Euro).
Riesaminando il contratto e la sua esecuzione, la Corte d’Appello ha rilevato che l’attività del prestatore non comprendeva la vendita ma solo la consulenza per la creazione dei listini e delle strategie di mercato; egli, inoltre non aveva mai raccolto ordini per le società ma si limitava a presentare i prodotti. Inoltre, il contratto prevedeva un corrispettivo fisso e uno variabile commisurato non agli affari conclusi ma ai margini pattuiti nel canale GDO e il rimborso delle spese sostenute. Tutti questi elementi hanno indotto la Corte d’Appello a qualificare il contratto come consulenza e non come agenzia, con conseguente validità della clausola di recesso libero.

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