Tribunale di Udine
Un lavoratore dopo aver manifestato la volontà di dimettersi per motivi familiari anziché rassegnare effettivamente le dimissioni chiese all’azienda di licenziarlo per poter beneficiare della NASPI. Di fronte al rifiuto del datore di lavoro, il lavoratore iniziò ad assentarsi sistematicamente e a lavorare in modo negligente. L’azienda decise pertanto di licenziare il lavoratore per giusta causa. Tra le somme trattenute al lavoratore, l’azienda incluse anche il costo del ticket di licenziamento pari a circa Euro 1.470.
Il lavoratore chiese quindi un decreto ingiuntivo al quale la società si oppose.
Il Tribunale ha accertato in giudizio che la volontà risolutiva del rapporto di lavoro effettivamente proveniva dal lavoratore e l’obiettivo non legittimo del lavoratore era di indurre l’azienda a licenziarlo e ottenere NASPI. Confermando quindi la legittimità della ritenuta operata dall’azienda.