Corte di Cassazione, Sez. Lav.
Un lavoratore, delegato sindacale RSU e responsabile della sicurezza, veniva licenziato per giusta causa dalla società datrice di lavoro, all’esito di indagini che avevano rilevato anomalie nell’orario di lavoro e nei rimborsi spese.
Il dipendente agiva in giudizio ed impugnava il licenziamento.
Il Tribunale e successivamente la Corte d’Appello, davano ragione al dipendente, ritenendo che il licenziamento fosse discriminatorio in quanto il lavoratore aveva dimostrato di aver ricevuto un trattamento meno favorevole rispetto a quello riservato ad altri colleghi, in condizioni analoghe e senza responsabilità sindacali, essendo stato l’unico sottoposto ad indagini investigative.
Il lavoratore aveva, inoltre, provato una correlazione significativa tra il trattamento sfavorevole ricevuto in ragione dell’attività sindacale e il peculiare contesto conflittuale che era risultato a seguito del suicidio di un collega ed al rinvenimento di un suo messaggio diretto alla società che collegava il suicidio allo stress lavorativo.
La Suprema Corte ha confermato la natura discriminatoria e ritorsiva del recesso datoriale, precisando che se le indagini investigative sono state dirette solo nei confronti di un componente della RSU e non hanno coinvolto i colleghi di lavoro addetti alle stesse mansioni, il licenziamento per giusta causa è discriminatorio e comporta la reintegrazione in servizio del dipendente.