Corte di Cassazione, Sez. Lav.
Una lavoratrice veniva licenziata per giusta causa poiché aveva addebitato alla società spese di carburante per l’uso dell’auto aziendale non riferibili allo svolgimento dell’attività lavorativa. La dipendente impugnava il licenziamento.
Il Tribunale dava ragione alla lavoratrice, dichiarando l’illegittimità del licenziamento per la tardività della contestazione disciplinare in quanto la società, pur ricevendo mensilmente i giustificativi delle spese di carburante, avrebbe omesso di svolgere tempestivi controlli. La Corte d’Appello, riformando la precedente sentenza, invece, riteneva legittimo il licenziamento, in quanto la società aveva preso cognizione dei fatti solo in occasione della chiusura del bilancio. Anche la Cassazione ha dato ragione alla società, precisando che il datore di lavoro ha il potere ma non l’obbligo, di controllare in modo continuo i propri dipendenti e di contestare loro immediatamente qualsiasi infrazione al fine di evitarne un possibile aggravamento, atteso che un simile obbligo, non previsto dalla legge negherebbe in radice il carattere fiduciario del lavoro subordinato. Conseguentemente la tempestività della contestazione disciplinare va valutata non in relazione al momento in cui il datore avrebbe potuto accorgersi dell’infrazione ove avesse controllato assiduamente l’operato del dipendente ma con riguardo all’epoca in cui ne abbia acquisito piena conoscenza.
Il licenziamento è stato pertanto ritenuto valido.
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