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Licenziamento per giusta causa

Il diritto di critica, anche se aspro, è legittimo se non scade nell’offesa

Corte di Cassazione, Sez. Lav.

Alcuni lavoratori avevano inscenato una protesta mediante la rappresentazione dell’impiccagione dell’amministratore delegato della società, del suo testamento e del suo funerale. La Corte d’Appello di Napoli ha ritenuto rispettati i limiti del diritto di critica poiché la rappresentazione si ricollegava a drammatici eventi verificatisi poco prima e già oggetto di diffusione mediatica (i suicidi di alcuni lavoratori per la precarietà vissuta per anni nell’azienda).
Investita della questione, la Suprema Corte ha tuttavia ritenuto legittimo il licenziamento dei lavoratori coinvolti. La manifestazione dei lavoratori, ad avviso della Corte, ha esorbitato da tali limiti attribuendo all’amministratore delegato qualità riprovevoli e moralmente disonorevoli, esponendolo al pubblico dileggio, effettuando accostamenti e riferimenti violenti e deprecabili in modo da suscitare sdegno, disistima e derisione.
Quando il diritto di critica sia esercitato attraverso la satira, il limite della continenza deve tener conto delle caratteristiche del genere che prevede l’utilizzo di un linguaggio colorito ed il ricorso ad immagini forti ed esagerate, con conseguente necessità di non compiere estrapolazioni dal contesto complessivo e di non conferire a certe espressioni il significato letterale che potrebbero avere nell’uso comune. Anche la satira, tuttavia, non si sottrae al limite della c.d. continenza formale e della tutela della persona umana che impone, comunque, l’adozione di forme espositive pur sempre misurate.

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