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La Cassazione pone fine alla lite tra un direttore di filiale di banca e l’istituto datore di lavoro. 

Il direttore non aveva conservato documenti importanti in una pratica di finanziamento a una società poi fallita. La banca non ha applicato sanzioni disciplinari al dipendente per la sua negligenza da culpa in vigilando ma ha chiesto e ottenuto un risarcimento. 

 

Il comportamento negligente del dipendente 

Il caso che ha dato origine alla sentenza origina da una richiesta di finanziamento poi ottenuto da parte di una società. Con il fallimento, la banca avrebbe potuto insinuarsi al passivo nella procedura per tentare di recuperare le cifre non restituite. 

Purtroppo il direttore della filiale che ha erogato il finanziamento non aveva conservato i documenti che dimostravano il prestito. 

La banca ha ritenuto di non irrogare una sanzione disciplinare al proprio dipendente ma, una volta compreso di non poter ottenere nulla dal fallimento, ha chiesto il risarcimento per la negligenza. 

Dopo due gradi di giudizio, entrambi sfavorevoli al dipendente, condannato al risarcimento, anche la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27940 del 04-10-2023 ha ribadito il diritto della banca ad essere risarcita per la negligenza, indipendentemente dal fatto che non ci sia stata contestazione disciplinare per il comportamento. 

  

Indipendenza tra azione disciplinare e azione risarcitoria

In caso di violazione da parte del dipendente degli obblighi: 

  • di fedeltà 
  • di diligenza 
  • di affidabilità 

il datore di lavoro ha diritto tanto ad irrogare una sanzione disciplinare, tanto a chiedere il risarcimento dei danni che derivano dalla condotta negligente. 

L’argomento che l’azione disciplinare non era stata irrogata non è stato ritenuto sufficiente a precludere il diritto al risarcimento del danno.  

Le due azioni infatti sono indipendenti tra loro.  

Il direttore di filiale, in particolare, occupa una posizione di particolare responsabilità, visto che si trova “al vertice dell’organizzazione aziendale” e svolge “mansioni tali da improntare la vita dell’azienda”. Da qui l’importanza della violazione del legame fiduciario che deve intercorrere con l’istituto bancario. 

Irrilevanza dell’approvazione del finanziamento 

Quindi, anche se la banca non ha censurato sotto il profilo disciplinare il dirigente per non aver custodito i documenti del cliente, questo comportamento può far sorgere il diritto del datore di lavoro ad essere risarcito dei danni conseguenti.  

L’interesse del datore di lavoro è quello di ripristinare la propria situazione patrimoniale, lesa dalla negligenza del dipendente. La scelta di non adottare provvedimenti disciplinari nei suoi confronti è legittima ma non implica una rinuncia al risarcimento. 

Il fatto che la banca abbia approvato il finanziamento e con questo si sia assunta il rischio di non recuperarlo, non può escludere la responsabilità del dipendente, perché questa è centrata sulla perdita della documentazione necessaria a far valere il credito nella procedura fallimentare della società cliente. 

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